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Un cane!.
Allora anche la voce di Giorgio, di poco pi grave di
quella del fratellino, grida: Un cane!; e anche la voce
della signora Emma dice a sua volta: Un cane!, con
una goia, una gratitudine, un sollievo che la fa tremare.
Quanto alla voce del signor Girolamo, essa non dice:
Un cane, ma si contorce in ululati isterici e grida tre
volte: Via! Via! Via!. L immenso terrore del signor
Girolamo si mutato di colpo in altrettanta rabbia. Egli
spinge con le manucce grasse e inette il battente della
porta, per scacciare il cane che intanto ha fatto un timi-
do accenno di entrare nella stanza, alza anche il piede
destro in cima alla gambetta breve per tirargli una peda-
ta. Ma Giorgio e Andrea gridano assieme: No! No!
Non gli fare male, papl Lascialo entrarel. E corrono
alla porta, si buttano sul battente, oppongono le loro
forze riunite agli sforzi del loro padre. E nel silenzio del-
la lotta muta, la voce della signora Emma dice: Lascialo
entrare, povera bestia. Che male ti fa?.
Davanti alla volont della signora Emma, il signor Gi-
rolamo abituato a chinare la testa. Egli si stacca dalla
porta e si ritira in fondo alla stanza, tirandosi gi i polsi-
ni a tubo sulle mani burrose e borbottando sui cagnac-
ci della malora e sull assurdit di tirarsi in casa queste
sudice bestie. Alle prime carezze dei bambini il cane
s impaurisce e fa per fuggire, poi si convince che le in-
tenzioni di questi piccoli uomini sono buone e avanza
nella stanza camminando di sbieco, a testimonianza del-
la sua qualit di bastardo.
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
La porta rimasta aperta sulla notte, sul buio che pe-
sa sulla citt deserta, la quale in quell ora di ansia e di at-
tesa ove di minuto in minuto si aspetta il nemico, non ha
saputo esprimere nulla di meglio dal suo vuoto e tortu-
rato cuore, di quel cane sperduto e famelico.
Carponi per terra, il piccolo Andrea si adopra a dissi-
pare le ultime diffidenze nell animo del cane, Giorgio
andato in cucina a cercargli un po di cibo, la signora
Emma traversa la stanza per andare a chiudere la porta
di casa; ma al ritorno si ferma, arriccia il naso, dice:
Questo cane puzzai.
Solo alcuni anni dopo si seppe che il puzzo che aveva
stimolato l odorato della signora Emma, non emanava
da quel povero cane espresso dalla notte di guerra, ma
dal signor Girolamo che nella sua grande paura se l era
fatta sotto.
Per una illustrazione onomatopeica del suo cammina-
re sghimbesciato, Giorgio e Andrea diedero al cane un
nome assurdo e arrotolato come una molla: Trolol.
Trolol si rivel un cane straordinario. Le pi rare
qualit canine erano riunite in lui e salivano a una specie
di eccesso, le loro manifestazioni inaspettate davano tal-
volta quella medesima perplessit che darebbe il ritratto
di un antenato che all improvviso si mettesse a cantare,
o la statua di un giardino pubblico che d un tratto scen-
desse dal suo piedistallo e cominciasse a passeggiare nel-
le aiuole. Giorgio e Andrea conoscevano Trolol a me-
moria, spartivano la vita con lui, pure, interrogati, non
avrebbero saputo rispondere come Trolol era fatto.
Trolol era nulla ed era tutto. E al tutto ci si abitua mol-
to pi presto, molto pi profondamente che a una co-
sa. Vediamo noi forse l aria che respiriamo? La pensia-
mo? Solo uno sguardo uscito improvvisamente dal nulla
avrebbe potuto accorgersi che Trolol dopo tutto era
un cane, che il suo pelo era ispido e diversamente incli-
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
nato secondo che copriva le zampe o il dorso, meno che
sulla testa ove si stava ritto e rado come se ogni pelo fos-
se stato piantato per suo conto; che la sua coda non era
n lunga n corta, e non riusciva dunque a imitare per-
fettamente come avrebbe voluto la voluta del corno da
caccia; che il mantello di Trolol non era degno di que-
sto nome, e dovendogli dare un nome tratto dal reperto-
rio vestimentario dell uomo, lo si poteva chiamare con
maggiore propriet un vecchio palt rivoltato e sdruci-
to, nero di fondo con tendenza al verde delle paludi e
delle stoffe consunte, e sparso disordinatamente di mac-
chie bianche e macchiate a loro volta di giallo e di bigio.
Avrebbe visto inoltre che la statura di Trolol sfuggiva a
qualunque determinazione precisa, e rivelava in questa
mancanza di caratteristiche misure gl innumerabili in-
croci di cani alti con cagne basse, di cagne lunghe con
cani corti, di cani grassi con cagne magre che finalmente
avevano formato l entit corporea di Trolol. Ma proba-
bilmente lo sguardo uscito d improvviso dal nulla non
avrebbe veduto niente di tutto ci, perch sarebbe stato
attratto immediatamente e unicamente dagli occhi di
Trolol, i quali... Ma nemmeno gli occhi di Trolol co-
stituivano per Giorgio, per Andrea, per la signora Emi-
na un motivo di stupore, perch lo sguardo incredibile e
inquietante degli occhi di Trolol era per Giorgio, era
per Andrea, era per la signora Emma lo sguardo pi na-
turale del mondo. Cos il piccolo Andrea ad esempio,
che dei tre era il pi attaccato a Trolol, non provava
sorpresa a passare dallo sguardo di Trolol a quello di
suo fratello o di sua madre, e a non avvertire tra sguardo
umano e sguardo canino la pi piccola differenza. An-
zi... Quanto a fare raffronti tra lo sguardo di Trolol e
quello del suo pap, il piccolo Andrea non ci pensava
neppure, anzi nessuno ci pensava. Il signor Girolamo
non aveva pi espresso il desiderio di cacciare Trolol
di casa, non aveva pi tentato di tirargli pedate, ma non
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si occupava di lui, non ne parlava, non lo guardava, lo
ignorava. E anche Trolol per parte sua ignorava il si-
gnor Girolamo.
Cinque anni sono passati da quando il signor Girola-
mo e la sua famiglia sono partiti da quella citt sulla qua-
le si era abbattuta la guerra, e dalla quale, allora, il si-
gnor Girolamo e la sua famiglia non eran fuggiti assieme
con gli altri abitanti, perch protetti, loro, dalla bandiera
di uno Stato neutrale. Il signor Girolamo e la sua fami-
glia si sono trasferiti in altra citt, pi grande, pi bella,
pi ricca, ma la vita del signor Girolamo grigia e me-
schina come prima, egli continua ad accumulare dentro
a s tutte le volont che non riesce a esprimere, tutti i
desideri che non riesce ad appagare, tutte le voglie che
non riesce a soddisfare. E ora per di pi c nella vita del
signor Girolamo il sentimento di qualcosa che rimane
incompiuto, come se nella sua mente insistessero le pri-
me note di un motivo musicale, e la fine del motivo si
ostinasse a non lasciarsi ricordare. Strano a dire, questo
incompiuto musicale il signor Girolamo lo avverte so-
prattutto nella gamba destra, e particolarmente sulla
punta del piede. Il solo mutamento, il solo miglioramen-
to che il signor Girolamo ha avuto da allora a oggi, che
nel frattempo stato fatto cavaliere.
Questa sera il cavalier Girolamo solo in casa. Gior-
gio e Andrea sono a lezione di scherma. La signora Em-
ma uscita ma non si sa dove sia andata. Anche la do-
mestica fuori.
La casa somiglia a quell altra casa. Questa pure
un villino a due piani, e la porta di casa d sopra un mi-
nuscolo giardino.
Il cavalier Girolamo sente il bisogno di prendere aria.
Quando solo, il cavalier Girolamo si sente pi che mai
pieno di tutte le cose che non riuscito a fare, non riu-
scito a dire. Si sente legato. Si sente ingorgato.
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Letteratura italiana Einaudi
Alberto Savinio - Casa La vita
Il cavalier Girolamo traversa il corridoio, apre la por-
ta che d sul giardino. Dalla porta entra lentamente Tro-
lol, senza guardare il cavalier Girolamo, senza guarda-
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